lunedì 6 agosto 2018

Futuro e Passato: mi viene da commentare così la pressoché contemporanea comparsa di due pubblicazioni ...
  • "Searching for Bion: Cogitations, a new 'clinical diary'?", il lavoro che Franco Borgogno ed io presentammo nel 1997 alla Bion Conference di Torino, ripubblicato, con minime, variazioni, sull'International Forum of Psychoanalysis (2018, 27:3, pg. 135-145)
Mah! Comunque, buona estate a tutti i nostri lettori!


sabato 20 maggio 2017

Grazie a Giuliano Castigliego che, sul suo blog, ha positivamente commentato il nostro lavoro e il seminario a Mendrisio ...

martedì 27 dicembre 2016

Ci sembra che il consuntivo del lavoro che abbiamo svolto anche quest'anno sul tema del dialogo tra neuroscienze e psicoanalisi sia abbastanza positivo tanto sul versante delle occasioni pubbliche (gli Italian Psychoanalytic Dialogues a Roma in febbraio e il convegno nazionale congiunto OPIFeR-AAPDP a Pistoia a ottobre, oltre all'attività di docenza alla SIPRe di Milano) quanto delle pubblicazioni (sono stato invitato a partecipare al questionario Cosa resta della psicoanalisi organizzato da Paolo Migone per il numero speciale del cinquantesimo anno della rivista Psicoterapia e Scienze Umane e siamo in attesa della pubblicazione del terzo volume della Psicologia clinica perinatale a cura di Antonio Imbasciati e di Loredana Cena in cui è incluso il nostro contributo  Conscio e inconscio nell'era delle neuroscienze). Anche il prossimo anno si presenta piuttosto interessante e abbiamo in calendario, oltre all'attività in SIPRe, anche conferenze e seminari ad Aosta (gennaio), a Roma (febbraio), a Genova (marzo), a Mendrisio in Canton Ticino (maggio) e a Torino (giugno).
Grazie a chi segue questo blog e buon anno ...

domenica 18 ottobre 2015

Pubblicate sul sito della SPI le slides della relazione La naturale alleanza tra psicoanalisi e neuroscienze che ho tenuto al Centro Milanese di Psicoanalisi il 29 gennaio 2015; disponibili a questo indirizzo ...

lunedì 13 aprile 2015

La rivista Plexus, n. 11 (novembre 2014), ha pubblicato (con un discreto ritardo!) il nostro articolo La “naturale alleanza” tra neuroscienze e psicoanalisi (pg. 72-86).
La rivista, e quindi il nostro contributo, sono raggiungibili a questo indirizzo.

lunedì 5 maggio 2014

Identità sistemiche: Neuropsicologia del Sé

Sono stati pubblicati in ebook (Identità sistemiche) gli Atti del Convegno Nazionale 2012 del Centro Milanese di Terapia della Famiglia, organizzato dal CPTF, e a cura di Andrea Mosconi, Monica Pezzolo e Giada Racerro, che contengono, tra gli altri, anche il mio intervento intitolato Neuropsicologia del Sé.

domenica 23 febbraio 2014

Cavarsela alla meno peggio. Psicoanalisi e neuroscienze

Pubblicato dall'editore Springer 'Neuroscienze e teoria psicoanalitica', a cura di Loredana Cena e Antonio Imbasciati: il volume fa riferimento alle relazioni presentate al Seminario internazionale 'Psicoanalisi e Neuroscienze: verso una nuova teoria della mente' (Brescia, novembre 2012).
Il mio intervento 'Cavarsela alla meno peggio. Psicoanalisi e neuroscienze' è a pag. 277 ...

sabato 19 ottobre 2013

Psicoanalisi senza teoria freudiana

L'Editore Borla ha pubblicato gli atti del convegno di Brescia del novembre 2012 (Psicoanalisi senza teoria freudiana?), organizzato da Antonio Imbasciati, nel volume Psicoanalisi senza teoria freudiana. Riflessioni da un Congresso a cura di Antonio Imbasciati.
A pag. 211 compare la nostra relazione Il contributo delle neuroscienze al pensiero psicoanalitico.

Qui di seguito l'abstract del lavoro:
Inizialmente proposto da Eric Kandel come nuova prospettiva per la psichiatria del nuovo millennio e sostenuto in Italia, tra gli altri, da Mauro Mancia, il dialogo tra neuroscienze e psicoanalisi è diventato in questi ultimi anni una delle frontiere più combattute, a livello internazionale, della ricerca interdisciplinare in ambito psicologico; la conseguente possibilità di abbandonare il riferimento d'obbligo alla metapsicologia, propugnato tra gli altri da Antonio Imbasciati, e di orientarsi invece verso la biologia della mente costituisce la sfida da vincere per riportare la psicoanalisi nell'ambito delle terapie scientificamente verificabili e sostenibili. A fronte però dell'indubbia apertura di interesse verso il nostro pensiero manifestata da numerosi neuroscienziati - da Antonio Damasio a Mark Solms, da Cristina Alberini a Vittorio Gallese - la risposta del mondo e delle istituzioni psicoanalitiche è stata purtroppo finora alquanto povera e spesso improntata a diffidente resistenza. Le affascinanti e suggestive scoperte neuroscientifiche in vari ambiti tematici apparentemente cruciali alla nostra elaborazione teorica - l'emozione, il processo decisionale, l'inconscio, la relazione interpersonale e l'intersoggettività, l'amore, la motivazione, il piacere, la scelta e il controllo del comportamento, etc. - attendono perciò ancora in gran parte di essere rielaborate in teorie complessive che riformulino in termini contemporanei e scientificamente accettabili la ricchezza delle intuizioni di più di cent'anni di psicoanalisi.

sabato 22 giugno 2013

Prevenire il suicidio ...

Sul sito della Società Psicoanalitica Italiana (a questo indirizzo) sono stati pubblicati gli atti dell'incontro con Allan Schore del 20-21 ottobre 2012, tra cui le diapositive del mio intervento Prevenire il suicidio (a questo indirizzo) nell'ambito della tavola rotonda su Neuroscienze e Psicoanalisi.

sabato 13 aprile 2013

Neuroscienze, terre di confine

Ieri, venerdì 12 aprile ho tenuto una conferenza a Genova, Palazzo Ducale, nell'ambito della rassegna Psicoanalisi, un metodo pericoloso curata da Vittorio Lingiardi, dal titolo Neuroscienze, terre di confine ...



lunedì 11 marzo 2013

Neuroscienze e Psicoanalisi: un'intervista

Sul sito della Società Psicoanalitica Italiana è stata pubblicata (dopo parecchie settimane, a causa della ristrutturazione del sito) una mia intervista sul tema del dialogo tra neuroscienze e psicoanalisi, che può essere letta a questo indirizzo.

Nei mesi successivi sono stato relatore al convegno nazionale del Centro Milanese di Terapia della Famiglia (Montegrotto, 28 ottobre 2012), al convegno 'Psicoanalisi nelle scienze cliniche e sperimentali. Psicoanalisi senza teoria freudiana?' (Brescia, 10 e 11 novembre 2012), al Seminario Internazionale Psicoanalisi e Neuroscienze: verso una nuova teoria della mente (Brescia 12 novembre 2012), all'Associazione per lo Sviluppo della Psicoterapia Psicoanalitica di Ravenna per il ciclo Seminari 2013 e al congresso internazionale della SIPPR Le risorse della psicoterapia relazionale: teorie, tecniche, condivisione, responsabilità, coraggio.
Alcune di queste relazioni verranno prossimamente pubblicate e ne darò notizia da queste pagine ...

Ringrazio Beatrice Cannella, che ha collaborato alla stesura di tutte queste presentazioni, e tutti i partecipanti per l'amichevole attenzione che mi è stata rivolta ...

sabato 28 aprile 2012

Neuroscienze e psicoterapia (psicoanalitica)

Rimasto sotto tono per qualche anno, il tema dell'indagine neuroscientifica del lavoro psicoterapeutico, a suo tempo auspicato e preconizzato da Eric Kandel, è recentemente ritornato ad interessare gli studiosi e a produrre risultati significativamente rilevanti.
Un buon punto di partenza è sicuramente la sezione dedicata alla neurobiologia della psicoterapia nel libro, già citato in un post precedente, Psychodynamic Psychotherapy Research (2012), di cui qui riportiamo l'indice:


10.Commentary: Neurobiology of Psychotherapy – State of the Art and Future Directions - Andrew J. Gerber
11.Neural Models of Psychodynamic Concepts and Treatments: Implications for Psychodynamic Psychotherapy - Joshua L. Roffman et al.
12.Toward Molecular Psychotherapy of Depression? - Johannes Lehtonen et al.
13.Psychotherapy Increases the Amount of Serotonin Receptors in the Brains of Patients with Major Depressive Disorder - Hasse Karlsson
14.Neural Correlates of Emotion, Cognition, and Attachment in Borderline Personality Disorder and Its Clinical Implications - Anna Buchheim et al.
15.Neurobiologically Informed Psychotherapy of Borderline Personality Disorder - Glen O. Gabbard
16.Foundations of Psychodynamic Therapy: Implicit Emotional Learning - Philip S. Wong and Dana M. Haywood
17.Neurobiological Correlates of the Psychotherapy Relationship and E.M.P.A.T.H.Y.: The Role of Biomarkers in Psychotherapy - Helen Riess
18.Bridging Technology and Psychotherapy: Toward Investigating Psychological and Neural Correlates of Psychodynamic Psychotherapy - Sharmin Ghaznavi et al.
19.The Neurobiological Foundations of Psychotherapy - George I. Viamontes


Temi cruciali quali "la psicoterapia cambia il cervello", "la plasticità cerebrale" e "la regolazione emotiva" hanno così trovato nuovi spunti ed aggiornamento.
Se rimane ancora molto confusa la questione dei meccanismi della regolazione emotiva (conscia? inconscia?) che ci pare ancora lontana da una definizione sufficientemente operazionale da consentire assetti sperimentale definitori, enormemente sviluppata è invece la tematica della plasticità, in particolare per lo studio dei numerosi fattori epigenetici che intervengono a modulare i meccanismi pre- e post-sinaptici della trasmissione nervosa. E, per quanto riguarda il primo tema, rallegra veder finalmente comparire studi che utilizzano la psicoterapia psicodinamica e ne indagano le modalità neurobiologiche di funzionamento. Oltre a quelli citati nel volume in questione, di grande interesse è poi stata la pubblicazione del lavoro Changes in Prefrontal-Limbic Function in Major Depression after 15 Months of Long-Term Psychotherapy di Anna Buchheim, Roberto Viviani, Henrik Kessler, Horst Kaechele, Manfred Cierpka, Gerhard Roth, Carol George, Otto F. Kernberg, Georg Bruns, Svenja Taubner (doi:10.1371/journal.pone.0033745) ...

Di particolare interesse ci sembra il dibattito sulla riconsolidazione e il possibile updating, mediato da questo processo, di un ricordo nel momento della sua rievocazione e del suo nuovo immagazzinamento nelle memorie a lungo termine. Se gli studi di Cristina Alberini sembrano al momento negare la possibilità di un updating diretto della memoria rievocata, quelli del gruppo di Joseph LeDoux e di Daniela Schiller sembrerebbero invece deporre per una specifica possibilità in tal senso: un argomento davvero cruciale sia per la comprensione del fenomeno dello working thru in seduta sia per le eventuali potenzialità che tecniche di questo tipo offrirebbero per il trattamento, per esempio, della sindrome post-traumatica da stress. (Se ne è parlato recentemente ad una conferenza organizzata da Maggie Zellner per la NPSA Foundation a New York).

La PTSD e la sindrome borderline restano, ci pare, le uniche situazioni cliniche nelle quali il dialogo con le neuroscienze continua a produrre stimoli e possibili innovazioni; nel campo della teoria della tecnica psicoterapica di impostazione psicoanalitica, invece, ci pare che nulla di nuovo si sia significativamente prodotto in questi anni al di là dell'utilizzo delle teorie dell'attaccamento e delle implicazioni che ne vengono tratte, in particolare dalla scuola di Peter Fonagy.

venerdì 13 aprile 2012

Il dialogo con le neuroscienze

Per esigenze organizzative, il corso ECM dal titolo Il dialogo con le neuroscienze presso la Fondazione Feyles a Torino, originariamente previsto per il prossimo mese di maggio, si terrà invece il 20 e 27 ottobre e il 17 e 24 novembre.
Nell'eventualità che questa iniziativa possa interessarVi, potrete raccogliere ulteriori informazioni sia sul sito della Fondazione sia su quello della Formass di Matteo Ciancetti in collaborazione con la quale il corso è organizzato.
Arrivederci?

lunedì 2 aprile 2012

Entrare nel mondo delle neuroscienze

Riprendiamo questo post dell'ottobre 2010 (il titolo originale era "Ancora delle segnalazioni ...") per aggiornarlo ...

Il lettore che desideri ampliare gli argomenti che abbiamo discusso nel nostro libro ed affrontare direttamente il mondo delle neuroscienze ha a disposizione oggi un certo numero di risorse; permangono però limitate quelle in lingua italiana, tra le quali - oltre a Psiche, già segnalata nel nostro volume - vorremmo qui ricordare
  • Emanuela Mundo. Neuroscienze per la psicologia clinica. Le basi del dialogo mente-cervello. Raffaello Cortina Editore, 2009.
  • Alberto Oliverio. La vita nascosta del cervello. Giunti Editore, 2009.
Ci rendiamo conto che si tratta di testi non recentissimi e ci scusiamo per averne eventualmente omessi di più nuovi: invitiamo il lettore a darcene eventualmente segnalazione ...

Più ricca, naturalmente, è la disponibilità di testi in lingua inglese: indichiamo qui di seguito quelli che ci sono sembrati meglio documentati (o che, semplicemente, ci sono piaciuti di più):
  • La seconda edizione (2010) del manuale Cognition, Brain and Consciousness: An Introduction to Cognitive Neuroscience, a cura di Bernard J. Baars & Nicole M. Gage: rimane a nostro avviso il miglior testo di neuroscienze disponibile oggi!
  • La seconda edizione (2011) del manuale Psychology di Daniel L. Schacter, Daniel T. Gilbert & Daniel M. Wegner, disponibile anche in una versione ridotta dal titolo Introducing Psychology, dello stesso anno.
  • La sesta edizione (2012) di Cognitive Psychology, di Robert J. Sternberg e Karin Sternberg.
  • La terza edizione (2011) di Cognitive Neuroscience, di Marie T. Banich e Rebecca J. Compton.
  • La terza edizione (2011) di Biological Psychology, di Frederick Toates.
  • La seconda edizione (2010) di Discovering Biological Psychology, di Laura A. Freberg.
  • La terza edizione (2011) di An Introduction to Brain and Behavior, di Bryan Kolb e Ian Q. Whishaw.
  • Mind and Brain. A Critical Appraisal of Cognitive Neuroscience, di William R. Uttal (2011)
Naturalmente esistono anche molti altri manuali (l'Encyclopedia of Neuroscience a cura di Marc D. Binder et al. o Fundamental Neuroscience a cura di Larry R. Squire et al., giunto alla terza edizione, per esempio), ma ci sembrano più specialistici e poco adatti all'obiettivo di "entrare" nel mondo delle neuroscienze.
Vorremmo invece segnalare ancora tre libri assai recenti, meno comprehensive nel loro approccio, ma - a nostro avviso - piacevolissimi alla lettura:
  • The Tell-Tale Brain, di V. S. Ramachandran.
  • Incognito, di David Eagleman.
  • The Age of Insight, di Eric Kandel (che stiamo leggendo ...)
Numerose infine sono le risorse disponibili su Internet in forma di conferenze o seminari; tra queste segnaliamo (come al solito, affidandoci essenzialmente alle nostre preferenze personali):
  • Il dibattito Psychoanalysis and Neuroscience, Ten Years Later tenutosi il 2 ottobre 2010 al Philoctetes Center for the Multidisciplinary Study of the Imagination a New York, con l’intervento di Cristina Alberini, Heather Berlin, Vittorio Gallese, Robert Michels, Donald Pfaff e Mark Solms, accessibile a partire dall'indirizzo http://philoctetes.org/event/psychoanalysis_and_neuroscience_ten_years_later: basta sentire le parole di Michels per rendersi conto che ... questa guerra non è ancora finita e per ricordarsi dei sette peccati mortali della psicoanalisi di cui parlava Bornstein!
  • La Charlie Rose Brain Series, a cura di Eric Kandel, accessibile all'indirizzo http://www.charlierose.com/view/collection/10702: un'esposizione chiara, di alto livello scientifico, con l'intervento dei più grandi neuroscienziati attivi nelle varie aree della ricerca; terminata la trasmissione della prima serie, è attualmente in corso la seconda, che è specificamente dedicata alla patologia.
  • I corsi tenuti da Robert Sapolsky (Biology and Human Behavior e Human Behavioral Biology), accessibili tra l'altro dalla rete di iTunesU.

lunedì 14 novembre 2011

In ritardo ...

Riprenderemo nei prossimi giorni ad aggiornare il blog ..., ci scusiamo con tutti per questa lunga inattività ... Grazie per continuare a seguirci!

lunedì 9 agosto 2010

Riprendiamo ad aggiornare il blog ...

Siamo stati per molti mesi inattivi nell'aggiornare questo blog e ce ne dispiace: ma abbiamo continuato a riflettere sul libro e sui suoi temi, presentando il nostro pensiero in una serie di seminari - a Torino, a Milano, a Firenze, a Bologna, a Brescia - che ci hanno arricchito e ulteriormente motivati a continuare questo lavoro.
Proviamo ora a riprenderlo, approfittando della pausa estiva ..., segnalando che all’indirizzo http://www.edge.org/3rd_culture/morality10/morality10_index.html è reperibile il testo completo (e i video) della Conferenza The New Science of Morality organizzata dalla rivista Edge nel luglio 2010 con la partecipazione di Roy Baumeister, Paul Bloom, Joshua D. Greene, Jonathan Haidt, Sam Harris, Marc D. Hauser, Josua Knobe, Elizabeth Phelps e David Pizarro: un testo di grande interesse cui rimandiamo il lettore interessato.

mercoledì 2 dicembre 2009

Recensione del libro su L'Indice

Pierluigi Politi ha recensito il nostro libro sul numero di novembre de L'Indice (Psicoanalisi e neuroscienziati, pag. 32), leggendolo contestualmente al saporito pamphlet di Paolo LegrenziCarlo Umiltà, Neuro-mania. Il cervello non spiega chi siamo, edito da Il Mulino (Bologna 2009) che parte, invece, dalla considerazione della stupefacente irrilevanza clinica delle neuroscienze:

Silvio A. Merciai e Beatrice Cannella hanno cercato di trascrivere su carta il frutto – finora online – dei corsi tenuti presso l'Università della Valle d'Aosta. I due temerari si sono così allontanati dalla necessità dell'aggiornamento cogente in tempo reale, concedendo spazi a riflessioni più ampie e a qualche tentativo di sintesi. Il risultato è un volume ancora aggiornato, sì, ma anche compatto ed omogeneo, che mette a disposizione degli psicoterapeuti di ogni estrazione una gran mole di dati, piuttosto ben organizzati, risparmiando il tempo e la fatica necessari per un aggiornamento di prima mano. Le numerose, estese citazioni lo fanno rassomigliare più ad una antologia che ad un comprehensive textbook.
Le grandi aree di ricerca, sono puntualmente citate e sintetizzate; vi trovano spazio, ad esempio, la neuroeconomia, come il fenomeno del
mirroring, il tema della plasticità cerebrale e l'utilizzo del placebo. Così pure i grandi personaggi della ricerca neuroscientifica vi trovano posto, da Damasio a Kandel, da LeDoux a Rizzolatti, solo per citarne alcuni. Insomma, sul versante delle neuroscienze, la rassegna delle conoscenze, della letteratura, persino del contorno, è molto ricca: dalle biografie dei ricercatori, alla storia delle controversie, tutto appare in ordine. Minore uniformità si apprezza sul versante psicoanalitico dove gli Autori riportano – onestamente – posizioni e atteggiamenti assai divergenti. L'impressione che si ricava dalla disomogeneità delle teorie, degli stili, dei risultati è che, quando anche coniugassimo il decennio del cervello con il secolo della psicoanalisi, quando anche psicoanalisti e neuroscienziati rinunciassero, ciascuno per la sua parte, a fraintendimenti, gelosie e spocchiosità, il divario tra le due discipline resterebbe marcato.

Naturalmente concordiamo con la conclusione del recensore – che ringraziamo per l'attenzione che ha dedicato al nostro libro – che entrambi questi volumi ricordano al lettore, ..., quanto siamo ancora lontani dal poter affermare certezze universali a proposito di quell'incredibile microcosmo che chiamiamo mente e sulla sua constatazione dei traguardi ancora non raggiunti circa le possibili ricadute anche cliniche (anche se con una sfumatura di fiducia nella ricerca neuroscientifica che nella recensione non ci sembra di cogliere ...).

mercoledì 18 novembre 2009

Ancora prudenza a proposito dei neuroni mirror nella specie umana ...

In conclusione al capitolo 'Uno sguardo al futuro ...' a pag. 166 va aggiunto questo paragrafo:

Christian Keysers è ritornato su questi temi in un breve articolo pubblicato su Current Biology (vol. 19, n. 21, pp. R971-R973), nel quale assume una posizione decisamente prudente a proposito della presenza e del significato dei neuroni mirror nella specie umana: posizione che certo fa riflettere provenendo da un Autore che ha lavorato strettamente con il gruppo di Parma e che può annoverarsi a buon ragione tra gli scopritori del fenomeno del mirroring. Parafrasando il suo scritto possiamo affermare che:


  • Differenti gruppi di ricerca hanno evidenziato l’esistenza di neuroni mirror in tre regioni della corteccia del macaco.
  • Neuroni mirror sono stati recentemente segnalati negli uccelli canori.
  • Resta discussa – nessuna dimostrazione definitiva è stata acquisita ma ci sono molti segni indiretti – l’esistenza di neuroni mirror nella specie umana:
    • Diminuisce il ritmo μ quando ci si muove o si vede qualcuno muoversi.
    • L’esecuzione di un’azione è facilitata dal vedere qualcun altro eseguire un’azione simile e resa più difficile dal vedere qualcun altro eseguire un’azione incompatibile.
    • La TMS mostra che guardare un’azione facilita la rappresentazione motoria corticale dei muscoli implicati nell’eseguire la medesima azione.
  • Sulla base del principio della continuità evolutiva, si dovrebbe assumere che i neuroni mirror siano allocati essenzialmente nella corteccia premotoria e in quella parietale.
  • I risultati di vari esperimenti condotti in fMRI suggeriscono però che altre regioni cerebrali nell’uomo abbiano proprietà mirror, tra cui la corteccia premotoria dorsale, la corteccia motoria supplementare, le cortecce somatosensoriali primaria e secondaria, la circonvoluzione temporale posteriore centrale e parti del cervelletto. In assenza di dimostrazioni conclusive, sarebbe meglio riferirsi a queste regioni in termini di un sistema putativo di neuroni mirror.
  • Benché compaiano in letteratura studi che negano l’esistenza di neuroni mirror nell’uomo (spesso contraddetti da altri consimili), questi possono essere intesi come conseguenza dei limiti degli strumenti di analisi impiegati.
  • Gli studi attualmente disponibili sembrano indicare che i neuroni mirror contribuiscono alla nostra percezione delle altrui azioni.
    • Questo potrebbe riscontrarsi in condizioni patologiche come quella dell’autismo, ma i dati in questione sono attualmente contradditori.
  • Siamo probabilmente in grado di sviluppare competenze di mirroring attraverso l’apprendimento.
    • Cinque ore di lezioni di piano sono sufficienti perché la corteccia premotoria cominci a rispondere al suono della musica.
  • Le regioni del cervello che hanno a che fare con l’esecuzione delle azioni si attivano anche quando le persone cercano di capire le altrui intenzioni o empatizzano con altri o ascoltano il linguaggio parlato.
    • Resta aperta (TMS, studi lesionali) la questione di quanta di questa attività derivi realmente dai neuroni mirror ed in quale misura possa essere assunto un legame causale tra attivazione e funzioni mentali.
  • Alcuni esperimenti suggeriscono l’idea che regioni cerebrali implicate nell’esperire emozioni e sensazioni si attivino anche quando vediamo le emozioni e le sensazioni degli altri.
    • Queste regioni potrebbero perciò contenere neuroni mirror per le emozioni e le sensazioni: ma in assenza di registrazioni dirette da singoli neuroni queste conclusioni non possono che rimanere provvisorie.
  • Sono circa una dozzina i lavori scientifici che hanno dimostrato direttamente l’esistenza dei neuroni mirror nelle scimmie e negli uccelli: ma sono circa cento volte tanto i lavori che si riferiscono ai neuroni mirror senza registrarne direttamente l’attività e spesso implicando una correlazione tra mirroring e funzioni cognitive elevate. Mentre è fuori di dubbio che esistano neuroni mirror negli animali, la relazione causale tra questi neuroni e fenomeni quali l’empatia, la teoria della mente, il linguaggio, l’autismo, l’estetica, la morale e la politica ha così poche evidenze sperimentali certe che la frequenza con cui il termine di neuroni mirror compare in letteratura non può che suscitare un certo disagio.
  • Dopo l’iniziale entusiasmo per la scoperta dei neuroni mirror e la stimolante ondata di speculazioni che ne è seguita, abbiamo ora bisogno di concentrarci su metodi che ci consentano di:
    • Localizzare questi neuroni nel cervello umano.
    • Esaminare che tipo di informazione essi trasmettano circa le altrui azioni.
    • Definire l’eventuale relazione causale tra i neuroni mirror putativi in vari nodi del sistema e le funzioni cerebrali più elevate della mente umana.
    • Cercare di comprendere l’evoluzione del sistema.
  • I neuroni mirror ci consentono di gettare uno sguardo affascinante sulle basi neurali della cognizione sociale: usiamo attente sperimentazioni invece che speculazioni selvagge e controversie per trasformare questo sguardo in una solida comprensione scientifica.
Una posizione, come si vede a prima vista, ben lontana dagli entusiasmi e dalle speculazioni di Gallese o di Iacoboni – che fanno dei neuroni mirror il perno di tutte le neuroscienze sociali e delle loro applicazioni – ma anche dalla relativa prudenza dei lavori del ‘maestro’ Giacomo Rizzolatti

domenica 15 novembre 2009

L'ossitocina: 'buoni' e 'cattivi' sentimenti ...

A pag. 55, al termine del secondo paragrafo (... della malattia depressiva.) va inserita questa nota a pie' di pagina:

Ma forse l’ossitocina non è sempre l’ormone dei ‘buoni’ sentimenti: l’osservazione che essa potenzia l’aggressività dei roditori ha spinto Simone Shamay-Tsoory et al. (Intranasal Administration of Oxytocin Increases Envy and Schadenfreude (Gloating), Biological Psychiatry, 2009, 66 pp. 864–870) a verificare se l’ossitocina non influisca anche su sentimenti ‘cattivi’, come l’invidia o lo Schadenfreude (di cui parleremo ancora a pag. 85). Poiché l’esperimento dimostra questa intuizione (sia pure in termini di un’influenza alquanto modesta), si potrebbe concludere che l’ossitocina promuove in generale l’intensità delle emozioni sociali modulando la rilevanza (salience) degli agenti sociali nei contesti sociali: e portando quindi a più generosità e fiducia nei contesti positivi e a più invidia e avidità nelle situazioni competitive.

sabato 14 novembre 2009

Il rovescio della medaglia ...

A pag. 53, faremmo seguito al capoverso che termina con le parole "... qualcosa da aggiungere ...)" con questa citazione (tratta da Julian Savulescu & Anders Sandberg (2008), Neuroenhancement of Love and Marriage: The Chemicals Between Us, Neuroethics (2008) 1:31–44):

Ma la medaglia ha anche il suo rovescio:
L’evoluzione non ci ha creato per essere felici, ma piuttosto ha creato la felicità per tenerci vivi e farci riprodurre: ma dal nostro punto di vista umano la felicità e il benessere nostro e dei nostri cari sono l’obiettivo più importante. Possiamo desiderare di aver figli, ma molto raramente il nostro desiderio si basa sulla decisione consapevole di promuovere la sopravvivenza della nostra specie o di perpetuare i nostri geni. Nel conflitto tra valori umani ed evoluzione possiamo benissimo ignorare quello che l’evoluzione promuoverebbe: non esiste alcun imperativo umano che ci costringa ad obbedire all’evoluzione, ma in ogni caso è l’evoluzione che ha costruito i nostri sistemi motivazionali e le nostre emozioni, facendo sì che qualsiasi etica o sistema sociale che vada contro questi vincoli sia fragile e instabile. I nostri adattamenti evoluzionistici si basano su un ambiente ancestrale [più o meno il Pleistocene dei grandi cacciatori] molto diverso dal nostro presente e molti di questi adattamenti finiscono con il produrre competitività e infelicità invece che felicità … [Julian Savulescu & Anders Sandberg, 2008, p. 41]

Neuroimaging

Abbiamo provveduto ad aggiornare e completare la nota 12 di pag. 21, riscrivendola integralmente (meglio sarebbe stato trasformarla in un box, ma abbiamo preferito mantenere intatta la struttura del libro):

Le due tecniche fondamentali di imaging sono la tomografia ad emissione di positroni (PET) e la risonanza magnetica nucleare (MRI): esistono poi varie specializzazioni e tecniche particolari la più nota delle quali è la risonanza magnetica nucleare funzionale (fMRI) che utilizza la deossiemoglobina come una sorta di mezzo di contrasto interno; va inoltre attualmente molto affermandosi la DTI (Diffusion Tensor Imaging), una tecnica che si propone di mappare le connessioni neuronali in particolare della sostanza bianca seguendo il percorso delle molecole di acqua che tendono a scorrere (anche se con dinamiche tuttora poco note) lungo le cellule nervose coperte dalla mielina, che è idrorepellente.


La disponibilità delle tecniche di imaging ha completamento rivoluzionato, in pochissimi anni, non solo gli ambiti e le potenzialità di ricerca ma anche il modo di concepire la composizione dei teams degli studiosi all’opera (per esempio, ci vogliono fisici molto specializzati per seguire lo sviluppo delle tecnologie arrivate, nel caso della fMRI, alla spettacolare potenza di 7Tesla, ed esperti di tecniche computazionali avanzate per leggere i risultati grezzi) o di presentare i risultati nell’ambito delle varie pubblicazioni scientifiche. Ramachandran è gustosamente intervenuto recentemente, in un’intervista, pubblicata su Monitor on Psychology di giugno 2008, sulla febbre dell’imaging:

Pensare è davvero difficile e quando si hanno a disposizione tecnologie meravigliose si ha facilmente l’illusione di fare grandi progressi: si mette qualcuno dentro una macchina e se ne hanno delle immagini incredibili. Siamo arrivati al punto che, anche se hai fatto un esperimento con conseguenze da far girare la testa, certe riviste non ti accettano il lavoro se non hai delle immagini cerebrali. Ma più frequentemente capita il contrario: gli psicologi guardano con risentimento le neuroscienze che temono prendano il sopravvento; io la chiamo invidia del neurone [neuron envy]. Le nuove tecnologie di imaging stanno rivoluzionando il campo, specialmente quando sono accompagnate da ipotesi e concettualizzazioni intelligenti. Pensateci, è così che gli psicologi hanno scoperto come funziona la memoria ed è così che scopriranno quello che succede nel cervello. Facciamo delle ipotesi e vediamo se le cose funzionano come ci aspettiamo a livello cerebrale … Il segreto è di non fare generiche battute di pesca, quel che si prende si prende: e invece il 98% dell’imaging cerebrale brancola a tentoni nel buio più nero … [Vilayanur Ramachandran, 2008]

Ci rassicura molto che Chris Frith, uno dei più grandi neuroscienziati contemporanei, ammetta nel suo ultimo libro di non capire proprio come funzioni la MRI (ma questo non gli ha impedito di essere per molti anni una delle punte della ricerca internazionale nel settore) e, coprendoci dietro questa dichiarazione, non discuteremo in questa nota le complesse questioni tecniche legate alle metodiche di imaging. Il lettore interessato ha comunque a disposizione trattazioni ed aggiornamenti comprensibili anche per non specialisti che vanno diffondendosi nelle riviste internazionali comunemente consultate dagli operatori del settore psicologico: per esempio, un lavoro molto bello e in gran parte autobiografico sulle tecniche di imaging nel campo delle neuroscienze è stato pubblicato nel 2008 da Raymond J. Dolan sulla rivista Neuron (Neuron 60, November 6, 2008, pp. 496-502) con il titolo Neuroimaging of Cognition: Past, Present, and Future e un’overview ben documentata sui lavori più recenti, che dà il senso dei progressi che continuamente vengono compiuti dal punto di vista tecnologico e dei limiti tuttora esistenti, è stata preparata da Peter A. Bandettini per l’edizione 2009 del The Year in Cognitive Neuroscience pubblicata nell’ambito degli Annals of the New York Academy of Sciences (volume 1156) con il titolo di What’s New in Neuroimaging Methods? (pp. 260-293).

Una certa attenzione va però dedicata ai limiti intrinseci delle metodiche di imaging, spesso sottaciuti o minimizzati (in termini di potere di risoluzione, per esempio, non si dimentichi che, come è stato stimato, un voxel - che è un po’ l’unità di misura della granularità della fMRI – include 5.5 milioni di neuroni, 1010 sinapsi, 22 km di dendriti e 220 km di assoni …): nel caso della fMRI, poi, illazioni e interpretazioni importanti a proposito dei vari meccanismi mentali vengono avanzate sulla base della rilevazione di piccole variazioni della vascolarizzazione cerebrale, verosimilmente degli astrociti e quindi solo indirettamente dei neuroni, (segnale BOLD: blood oxygenation level-dependent), con conoscenze ancora molto imprecise sia a proposito delle variazioni fisiologiche individuali sia dei limiti di risoluzione spazio-temporale della metodica (si consideri, per esempio, che il flusso ematico impiega circa due secondi per esprimere una variazione mentre un pensiero varia nell’ordine dei millisecondi) sia della condizione stessa delle attivazioni cerebrali in assenza di specifiche attività mentali (il cosiddetto resting state di cui faremo cenno più avanti). Imaging or Imagining? è l’azzeccato titolo che J. Illes e E. Racine hanno scelto per un loro lavoro del 2005 dedicato alla discussione di queste problematiche, nel corso del quale viene ripetutamente posto in evidenza che l’interpretazione di un risultato di imaging è correlato a importanti variabili socio-culturali e che l’uso eccessivamente disinvolto di tecniche neuroscientifiche in vari settori – dalle aule giudiziarie alla pubblica opinione – pone significativi quesiti etici ove la dimensione interpretativa venga sottaciuta in nome di una pretesa verità scientificamente oggettiva.

Il problema si è vivacemente imposto all’attenzione della letteratura ai primi del 2009, quando ha cominciato a circolare la bozza in attesa di pubblicazione di un articolo provocatoriamente intitolato Voodoo Correlations in Social Neuroscience, di Edward Vul (uno specializzando del MIT), Christine Harris, Piotr Winkielman e Harold Pashler dell’University of California, San Diego, nel quale vengono mosse critiche molto pesanti alle modalità di elaborazione ed interpretazione dei dati dell’imaging nel campo in particolare delle neuroscienze sociali, che proporrebbero correlazioni implausibilmente elevate (con il sospetto addirittura che in taluni casi si tratti di correlazioni totalmente illusorie) avvalendosi di particolari artifizi statistici atti a enfatizzare i risultati di correlazione tra immagini e costrutti psicologici. Il testo riesamina criticamente cinquantaquattro lavori recenti di alto profilo e ne boccia ben trentuno di Autori non certo di secondo piano (da Tania Singer a Raymond Dolan, da Christian Keysers a Chris Frith); la sua precoce messa a disposizione su Internet e la rilevanza provocatoria delle sue affermazioni – a cominciare dal titolo stesso – hanno innescato una polemica molto vivace e la produzione di vari lavori da parte di molti Autori. Il “caso” (ben documentato nel blog di Edward Vul, raggiungibile all’indirizzo http://www.edvul.com/voodoocorr.php) si è un po’ ridimensionato con la pubblicazione del lavoro (con il nuovo titolo di Puzzlingly High Correlations in fMRI Studies of Emotion, Personality, and Social Cognition) nel numero di maggio (volume 4 numero 3, pp. 274-290) della rivista Perspectives in Psychological Science, preceduto da un’Introduzione dell’editore della Rivista, Ed Diener, e seguito da alcuni lavori di revisione critica, alcuni nel senso della confutazione altri in quello della conferma (di Thomas E. Nichols e Jean-Baptist Poline; Tal Yarkoni; Matthew D. Lieberman, Elliot T. Berkman e Tor D. Wager; Nicole A. Lazar; Martin A. Lindquist e Andrew Gelman; Lisa Feldman Barrett) e da una risposta generale degli Autori (che ribatte le obiezioni mosse e riafferma il tenore delle critiche inizialmente mosse ed anzi ne estende la validità in un senso epistemologicamente più esteso)..

La luna di miele con la fMRI è finita, scrivono nel corso di un altro interessante articolo di revisione critica John Darrell Van Horn e Russell A. Poldrack (Functional MRI at the crossroads, International Journal of Psychophysiology 73, 2009, 3–9: l’articolo fa parte di uno Special Issue che la rivista dedica all’argomento della sirena fMRI): occorrerà nel futuro costruire metodologie, largamente confortate dal confronto via Internet, in cui diverse modalità di imaging (fMRI, DTI e PET) ma anche manipolazioni farmacologiche ed analisi genetiche concorrano nella rilevazione e nell’interpretazione dei dati e molta cura e cautela sia impiegata nella comunicazione dei possibili risultati di correlazione.

sabato 7 novembre 2009

REM Sleep and Dreaming: una bella review di J. Allan Hobson.

Al termine del primo periodo della pag. 30, nel box 1.3, dopo le parole "... alla condizione del delirio", potrebbe essere aggiunta questa segnalazione di un bel lavoro recentemente comparso:

Hobson è tornato recentemente sull’argomento proponendo una lucida review dell’argomento (REM sleep and dreaming: towards a theory of protoconsciousness, Nature Reviews Neuroscience, Novembre 2009, pp. 803-813) in cui ha presentato un aggiornamento della teoria generale, ora denominata AIM (activation, input-output gating e modulation – le aree cerebrali e i modulatori neurochimici implicati nella varie fasi del ciclo veglia-sonno rimangono, con qualche affinamento, quelli della teoria classica da lui esposta in molti lavori scientifici negli ultimi anni), e ha sostenuto l’importante teoria che funzione fondamentale del sonno-REM sia quella di consentire il costruirsi di uno stato di coscienza primaria sulla cui base evolverà pian piano la coscienza secondaria e matura dell’adulto. Dopo aver tra l’altro fatto osservare che “quando si sogna, si ha l’impressione di essere padroni degli atti motori sognati, ma basta la riflessione di un momento per accorgersi che questo senso di agenzia volitiva è tanto illusorio quanto il nostro senso di libero arbitrio da svegli” [pg. 808], conclude sottolineando che il sonno-REM può essere considerato come una sorta di generatore di mondi di realtà virtuale: una preparazione alla vita reale da svegli come una rielaborazione di essa. Il sonno-REM, dunque, ci prepara e ci rende più competenti nell’affrontare la realtà. Queste funzioni si sviluppano anche prima che si costituisca la capacità di sognare, che comparirebbe verso i 5-8 anni: l’esperienza soggettiva del sogno ne sarebbe dunque solo un epifenomeno, eventualmente anche privo di importanti significati psicologici in sé.

Un commento al libro da parte di Antonio Imbasciati

Riceviamo con piacere da Antonio Imbasciati questo commento al nostro libro:

Senatores probi viri, senatus mala bestia. Con molto garbo anche in Italia qualche psicoanalista riesce a dire agli ultimi vescovi dell'establishment quello che fino a qualche anno fa suscitava ostracismi, o forse risentimenti del collettivo emotivo di fronte a affermazioni che suonavano a oltraggio di una dottrina che si attribuiva a Freud. I colleghi di questo bellissimo libro, importante per il futuro della SPI, non incorreranno più oggi in una scomunica come succedeva un tempo, ma forse qualche non bel pensiero inespresso susciteranno. Fatto importante è che i nostri autori riportano una bella rassegna di studi di autorevoli colleghi stranieri che affermano fondamentali cambiamenti dei parametri creduti inviolabili della psicoanalisi, e rinfacciano alla psicoanalisi i suoi sette peccati mortali (si veda pagina 180). Questi peccati hanno privato gli psicoanalisti italiani di potenziali validi colleghi, insieme ai quali si sarebbe potuto far progredire la psicoanalisi in quanto scienza e soprattutto farla rispettare dalle altre scienze.

martedì 20 ottobre 2009

Una road map per la comprensione delle dinamiche non-lineari

A pag. 8, dopo la parola "cambiato" (ottava riga del testo) potrebbe essere inserita la seguente nota:

Robert M. Galatzer-Levy ha recentemente pubblicato un bell’articolo (Finding Your Way Through Chaos, Fractals, and Other Exotic Mathematical Objects: A Guide for the Perplexed, JAPA, 2009, 57/5, pp. 1227-1249) dedicato a costruire una sorta di road map per lo psicoanalista interessato a capire ed approfondire vari concetti derivati dallo sviluppo delle teorie matematiche avanzate, con particolare riferimento alle dinamiche non-lineari e alla teoria della complessità, che sono – a suo avviso – la premessa di un nuovo modo di pensare che plasmerà una nuova visione del mondo e un nuovo paradigma per concettualizzare la psicoanalisi.

lunedì 28 settembre 2009

Donna M. Orange e la psicoterapia umanistica

Al termine della citazione di Donna M. Orange a pag. 182 potrebbe essere aggiunta questa nota:


Nel suo ultimo libro Thinking for Clinicians - Philosophical Resources for Contemporary Psychoanalysis and the Humanistic Psychotherapies (Routledge, 2009), Donna M. Orange propone una sua lettura di cinque filosofi europei (M. Buber, L. Wittgenstein, M. Merlau-Ponty, E. Levinas e H.-G. Gadamer) che hanno molto contribuito allo sviluppo del nostro pensiero clinico orientato nella prospettiva socratica che fonda il discorso psicoterapeutico e teorizza che

“... come molti altri psicoterapisti, vedo una forte separazione tra i terapisti che si ispirano a quel tipo di umanesimo che è condiviso dai filosofi cui si ispira questo libro e quelli che si ispirano di più alla tradizione delle scienze naturali …, tra i quali i terapeuti a indirizzo cognitivo-comportamentale, i neuropsicoanalisti e coloro che praticano altri tipi di terapie orientate a tecniche specifiche, come l’EMDR (eye-movement desensitization and reprocessing). Benché molti di questi terapeuti dichiarerebbero – e a ragione – una motivazione umanistica per il loro lavoro (…) , in realtà i loro metodi e le loro stesse teorie non sono in sintonia con una visione umanistica dell’esperienza personale e possono causare danni quando praticate senza la solidità delle terapie basate sul dialogo che sono invece attente all’evolversi della qualità dei legami interpersonali.” [p. 6]

Recensioni del libro

Sono uscite in questi giorni due recensioni del nostro libro:

Silvia Marchesini ne ha parlato su Psicoterapia e Scienze Umane (2009, 3, pp. 417-419) illustrando dettagliamente sia l'articolato del volume sia le questioni teoriche di fondo cui il nostro lavoro si ispira. "Nell'introdurre i temi e i punti di vista dei vari orientamenti, Merciai e Cannella concedono ampio spazio in forma di citazione alle parole delle loro fonti. L'intento è di offrirre al lettore la possibilità di una esperienza diretta e non mediata da parafrasi o riassunti. A completare l'organizzazione del testo ci sono anche note e box che approfondiscono le tematiche aggiungendo dettagli e curiosità. ... Il tentativo tenderebbe a mettere insieme, su un piano di parità, la prospettiva oggettiva della mente, quale è studiata dalle neuroscienze, con la prospettiva soggettiva, con l'esperienza del mondo interno, indagato dalla clinica psicoanalitica. ... Merciai e Cannella descrivono con chiarezza espositiva le discipline contigue alla psicoanalisi, e criticano nel contempo l'atteggiamento di chi sostiene di non vedere l'opportunità e il vantaggio dell'incontro con discipline provenienti dai suoi territori di confine."

Maria Ponsi ne ha scritto sulle pagine online della Rivista di psicoanalisi, all'indirizzo http://www.rivistapsicoanalisi.it/index1.php?PG=rir&n=rir_09_3/rir_09_3_5&lang=. "... la metafora del viaggio ha una doppia valenza: questo libro non è solo un «viaggio» nelle zone concettuali condivise dalla psicoanalisi e dalle neuroscienze ma è anche un «viaggio-navigazione»: navigando fra le accurate illustrazioni delle ricerche neuroscientifiche, le lunghe citazioni di opere, i profili d’autore e le personali osservazioni dei due Autori, il lettore si ritrova immerso in quella struttura iper-testuale a cui lo ha abituato la frequentazione di Internet.
Anche grazie a queste caratteristiche
La psicoanalisi nelle terre di confine è accessibile a diversi tipi di lettore. È certamente utile a quello che frequenta le discipline «psi-» e vuole farsi un’idea documentata delle implicazioni per la psicoanalisi delle nuove acquisizioni delle neuroscienze. Ma è altrettanto utile per chi, già un po’ a conoscenza dell’argomento, è interessato a conoscere meglio i termini in cui si svolge oggi il confronto inter-disciplinare. Il dialogo con le neuroscienze porterà a una revisione del suo apparato teorico? Influenzerà il suo metodo clinico? È utile ricercare la compatibilità fra le asserzioni della psicoanalisi e le acquisizioni delle neuroscienze? O al contrario è fuorviante, perché la psicoanalisi perderebbe la sua specificità metodologica e epistemologica?
Su tali questioni, che fanno da sfondo all’ampia e aggiornatissima rassegna della letteratura, gli Autori esprimono in modo chiaro il loro punto di vista – che del resto è apertamente enunciato nel risvolto di copertina (
superare ogni arroccamento disciplinare per promuovere la rifondazione scientifica della psicoanalisi). Ma lo fanno sempre dopo aver ben illustrato la posizione alternativa, in modo da dare al lettore un’informazione completa."

Siamo molto grati alle colleghe per la cura e l'attenzione che hanno manifestato nei confronti del nostro lavoro e le ringraziamo per la loro lettura del libro che ci pare del tutto consonante con i nostri obiettivi ...

sabato 20 giugno 2009

Presentazione a Milano

La settimana scorsa abbiamo presentato il libro a Milano all'A.R.P. (Associazione per la Ricerca in Psicologia Clinica), invitati da Franco Del Corno, direttore della Collana di Psicologia Clinica e Psicoterapia di Raffaello Cortina nel cui ambito il libro è stato pubblicato.

La locandina del seminario è pubblicata a questo indirizzo: http://www.arpmilano.it/DOCaperti/merciai/locandina_merciai.pdf

Opinioni e commenti: Maria Ponsi

Ci scrive Maria Ponsi:

Caro Silvio,

Ho finalmente finito di leggere - con grande interesse - il vostro libro.

E' la prima volta che leggo un testo cartaceo con una struttura ipertestuale, e mi sono trovata bene, come penso si trovino bene coloro che sono abituati a viaggiare in Internet (... per gli altri non so!).
Anzi, posso dire che per me questa struttura aperta, 'snodata' direi - in cui si 'surfeggia' fra le citazioni di tanti autori ma sempre con il vostro sguardo sullo sfondo (... ma a tempo debito anche in primo piano!) - ha avuto la funzione di stimolarmi a pensare e ripensare le varie questioni relative al tema .

Ciao, buone cose.

Maria Ponsi

Opinioni e commenti: Franco Scalzone

Franco Scalzone, uno dei pionieri del dialogo tra neuroscienze e psicoanalisi in Italia, ci ha scritto:

Caro Silvio,

ho terminato il tuo libro. Mi sembra molto accurato, ricco di informazioni, di congetture, di argomentazioni ecc. e ‘completo’, per come può essere completo un libro su un work in progress. Certo utilissimo per chi voglia sapere ‘lo stato dell’arte’. Avrei utilizzato meno citazioni... ma questa è optional.

Parlo spesso di questi problemi con un mio amico lacaniano del tutto ‘ostile’ al dialogo perché dice che la psicoanalisi si interessa solo di ciò che è rintracciabile nel linguaggio e con il linguaggio, tanto che mi ha chiesto il permesso di citare il mio lavoro su l’IJP, al Congresso dei Forum lacaniani, ma di criticarlo ... anche le sue argomentazioni non mi soddisfano ... sebbene le comprenda ... vedremo.

Però, come sempre, alla fine tutta la letteratura sull’argomento del dialogo tra psicoanalisi e neuroscienze mi lascia con un senso di ‘incompletezza’ ... il che è ovvio. Credo che questa sensazione sia dovuta al fatto che di fronte al “misterioso salto” – o ai ‘misteriosi salti’ dalla mente al corpo - e viceversa, restiamo ancora attoniti e impotenti. A tal proposto mi è sempre piaciuto la citazione dai i due autori cileni: “I neuroni sono le unità anatomiche del sistema nervoso, ma non sono gli elementi strutturali del suo funzionamento. Gli elementi strutturali del sistema nervoso funzionante non sono ancora stati definiti, e probabilmente sarà evidente quando saranno definiti che devono essere espressi in termini di invarianti di attività relative tra neuroni, in qualche modo materializzati in invarianti di relazioni di interconnessioni, e non in termini di separate unità anatomiche.” (Maturana e Varela 1980, pp. 97-98).

Continuo a pensare, per ora, che ciò che può aiutare il dialogo sia lo studio delle ‘strutture intermedie virtuali’ poste tra il corpo e la mente ... forse! E se mi chiedi cosa intendo per ‘strutture virtuali’... ovviamente questo è un punto delicato perché non è un concetto che ho molto ‘rifinito’, comunque provo ad esprimerlo procedendo con esempi più che con definizioni.
Una prima struttura virtuale - che poi queste strutture sono molto simili a strutture concettuali – è ad esempio l’apparato del linguaggio (in L’interpretazione delle afasie), lo schema della sessualità della Minuta G, gli schemi dell’apparato psichico del cap. 7 de L’interpretazione dei sogni ... e poi ovviamente i componenti della I e della II Topica (Inc, Prec e P-C, l’Es l’Io e il Super-io, il Sé etc.) e così via.
Sul versante neurofisiologico considererei i processi di autorganizzazione che ordinano i neuroni in gruppi neuronali, repertori, mappe, centri e livelli: strutture con un valore funzionale di tipo distribuito piuttosto che anatomico di tipo localistico, organizzate anch’esse secondo varie modalità. Persino i neurotrasmettitori possono essere considerati strutture se pensiamo alla loro funzione nel dominio del loro operare con un insieme di relazioni tra elementi.
Non è importante, in ogni caso, il nome di queste strutture quanto il fatto che esse possano fornire un modello concettuale per spiegare i fatti osservati, nel nostro caso, ad esempio, dei fatti clinici, il quale permetta di rappresentare il funzionamento di un sistema (mente-corpo) mediante le modalità (e le regole) secondo cui le parti o i singoli elementi, tra loro interconnessi, si comportano.

Capisco che forse la risposta può non essere esauriente ma ... per ora non so fare di meglio.

Con stima.

Franco Scalzone